Va bene facciamo outing. Qualche volta anche io ho scaricato della musica e film dalla rete. Ammettilo, tu no?
Siamo tutti cresciuti nell’era dei contenuti digitali e molti di noi, soprattutto quelli più anziani come il sottoscritto, ricordano con nostalgia il vecchio Napster o l’arrivo dei Torrent. Sembrava arrivata la libertà: tutto quello che volevi e … gratis!
Poi sono diventato più maturo (sigh!) e ho finalmente capito che non esiste libertà a spese di qualcun altro. Pago il mio abbonamento a servizi di streaming come Spotify, Netflix e Prime. E chi invece vuole realizzare contenuti digitali e vuole tutelare il suo lavoro senza mantenere delle corporation, come può fare?
Questo argomento, quello del diritto d’autore mi ha sempre appassionato. È un argomento che tocca molti aspetti, dai contenuti scritti alle foto, dalle immagini vettoriali alla riproduzione di opere d’arte.
L’accesso illimitato a risorse in rete, grazie (?) anche a piattaforme come YouTube, Google, Facebook, Instagram e compagnia, ci ha instillato nella testa l’idea che ogni contenuto sia libero.
Anzi: prendilo, modificalo ed usalo a tuo piacere, per costruire il tuo profilo, per alimentare il tuo sito web, per creare nuovi video, per fare nuova musica.
Ma se fossimo noi i creatori di quel contenuto, come reagiremmo?
Le normative sui contenuti digitali sono obsolete
I contenuti digitali sono disciplinati nella Direttiva 2011/83/UE solo con riferimento ai contratti a distanza, ma la loro evoluzione ed eterogeneità ha posto nel corso degli anni numerosi interrogativi. Alcune problematiche interpretative sono state risolte dall’Antitrust, mentre due Direttive Ue colmano le lacune normative.
Ma la domanda che ci poniamo è su come sia possibile normare in modo efficace lo tsunami del web, dei social e del digitale? Quale tribunale, organizzazione nazionale o garante potrà mai analizzare e prendere in mano un volume di richieste sempre crescente, più che lecite direi, di artisti, copywriter, fotografi e videomaker che vedono i propri contenuti usati, modificati, riprodotti e commercializzati?
Il boom degli NFT
Relativamente sconosciuti fino a pochi mesi fa, oggi gli NFT sono sulla bocca di tutti.
Questo è avvenuto soprattutto in relazione ad alcune transazioni che obiettivamente hanno lasciato tutti a sbalorditi.
É di qualche giorno fa la notizia che un file JPG realizzato da Mike Winkelmann, l’artista digitale noto come Beeple è stato venduto da Christie’s in un’asta online per $ 69,3 milioni (partendo da una base d’asta di 100 USD), questo per un file JPG di un’opera che che esiste solo digitalmente.
Oggi il flusso costante di notizie che riguardano la tecnologia NFT (e le mega vendite, nonché le notizie di nuovi ricchi) è difficile da seguire, e l’argomento viene trattato anche su quotidiani e riviste.
Criptopunks e NFT
Probabilmente poco conosciuti in Italia se non ai cultori della blockchain, i cryptoPunks (https://www.larvalabs.com/cryptopunks) hanno raprresentato il primo fenomeno.
I CryptoPunks sono un serie di avatar di 24 x 24 pixel e sono generati dal computer. Non esistono due identici. Essendo uno dei primi progetti NFT sulla blockchain di Ethereum, Larva Labs ha reso disponibili tutti i 10.000 CryptoPunk a disposizione di chiunque nel giugno 2017.
Con le opzioni di offerta, acquisto e vendita disponibili direttamente sul sito Web di Larva Labs, è emerso rapidamente un mercato secondario attorno a CryptoPunks e le figurine sono state vendute ad un prezzo medio nell’ultimo anno di circa 20.000€ a pezzo!
Attualmente ci sono 1.415 figurine in vendita e il valore totale dei Cryptopunks scambiati ha superato i 240 milioni di dollari.
Sull’onda di questo fenomeno Larva Labs sta per mettere sul mercato i MeeBits, versioni 3d ed animati dei ben più semplici CryptoPunk.
Ovviamente quanto sopra può fare sorridere, ma quello che sembra un fenomeno passeggero sull’onda della moda del momento sembra tracciare per la prima volta una strada: alcuni oggetti d’arte digitali vengono scambiati sul mercato ed esiste un sistema intrinseco per la protezione del valore.
Cosa sono gli NFT
Ma cosa sono gli NFT? Cerchiamo di approfondire meglio.
Gli NFT – abbreviazione delle parole inglesi “Non-Fungible Token” – sono dei certificati di autenticità digitale. All’apparenza gli NFT sono contenuti digitali intangibili.
Sono non fungibili perché non possono essere sostituiti. Gli NFT è un tipo speciale di token crittografico che rappresenta qualcosa di unico; i gettoni non fungibili non sono quindi reciprocamente intercambiabili. Ad esempio, una moneta da 1 EURO è fungibile. Se io ti presto 1 EURO tu puoi restituirmi un’altra moneta dello stesso valore. Nel caso degli NFT, ogni oggetto è unico e non intercambiabile, anche a parità di valore nominale.
Gli NFT sono oggetti digitali tokenizzati sulla blockchain. Vale a dire che la loro integrità, autenticità, origine e proprietà sono gestiti dalla blockchain, inclusa ogni transazione collegata all’item. E queste informazioni non possono essere in nessun modo modificate.
Altro aspetto importante è che posso controllare, al momento della creazione degli NFT, la scarsità. Vale a dire che posso replicare l’oggetto un numero di volte definito. Per esempio posso scegliere al momento della creazione se esisterà una sola copia dell’item o possono generarsi un numero definito di copie, ogni copia gestita sempre dalla blockchain ed autenticata come l’originale.
Qual’è il valore degli NFT
Secondo il free report sugli NFT pubblicato da nonfungible.com (disponibile qui), il mercato si è praticamente raddoppiato nel 2020 ed attualmente si pensa che raddoppierà ancora nel 2021.
Ma cosa posso proteggere con gli NFT, quali opere e contenuti digitali si possono trasformare in NFT?
Cosa proteggere con gli NFT
Praticamente ogni asset digitale può essere trasformato in NFT e quindi può essere protetto dalla blockchain.
Con fonte sempre dal report citato sopra vediamo il mercato del 2020 diviso per segmento di tipologia di contenuto digitale scambiato sulla rete.
Quindi in sostanza possiamo scambiare la proprietà di giochi, arte, oggetti collezionabili (ad esempio i CryptoPunk o le figurine dei calciatori, etc.).
Sembra quindi che gaming e collectible coprano i 3 quarti degli asset attualmente presenti sui marketplace NFT. Gli oggetti collezionabili rappresentano al meglio la logica che c’è dietro la pazzia del mercato NFT. Spieghiamo meglio.
L’esempio più universale di collezionismo sono gli album di figurine. I bambini sanno che mettere insieme l’intera collezione è difficile, perché alcune figurine sono più rare di altre. Ad esempio, lo scudetto dorato sarà più raro della figurina di un giocatore … panchinaro.
Questa carenza è addirittura il motore che regola il mercato stesso e fa sì che queste figurine aumentino progressivamente di valore. Meno figurine “ripetute” ci sono, più sono preziose. I bambini inizieranno a offrire quantità maggiori di figurine alternative di valore inferiore per essere in grado di “acquisire” la carta di cui hanno bisogno per completare la loro collezione. Potrebbero persino offrire una quantità assurda di … token… solo per finire l’album. Come ci si sente? La sensazione di completezza di possedere qualcosa di raro (o unico, in uno scenario più estremo).
Quello che stiamo verificando sul mercato degli NFT è quindi proprio la sensazione di possedere oggetti unici. Praticamente si è rovesciato il concetto di digitale, legato soprattutto alla riproducibilità a basso costo.
Facciamo altri esempi.
NFT ed arte collaborativa
Con gli NFT possiamo gestire il valore di ogni singolo layer e i contributi di tutti gli artisti alla realizzazione di un certa opera d’arte.
La tecnologia NFT consente ad esempio di includere più livelli di collaborazione su una singola opera d’arte, ciascuno creato da un artista diverso. Ogni livello può essere tokenizzato e posseduto da un’entità diversa.
E il lavoro nel suo insieme può anche essere tokenizzato e quel token può essere di proprietà di un’entità ancora diversa. Questo può garantire ad ogni artista che collabora all’opera (ad esempio, una rock band) di mantenere la proprietà sulla parte che gli compete.
Gli NFT proteggono i contenuti digitali
Il proprietario di un’opera creativa possiede un insieme di diritti sulle opere possedute, incluso il diritto di eseguire riproduzioni e adattamenti dell’opera.
Al momento dell’acquisto di un NFT relativo a un’opera creativa, l’acquirente riceve una copia del lavoro sottostante (in formato JPEG, PDF o MP4) e l’NFT, ovvero i token, vengono aggiunti al portafoglio digitale dell’acquirente. Il token dimostra in modo irrefutabile la proprietà del bene digitale.
Un altro aspetto unico e vantaggioso di molti NFT è la possibilità per il creatore e / o il licenziante di riscuotere una commissione non solo quando l’NFT viene originariamente venduto, ma anche ogni volta che viene rivenduto. Questa capacità può essere implementata tramite creando appunto smart contract intelligenti che rispettano i diritti degli autori.
La licenza NFT 2.0 consente quindi agli artisti digitali di commercializzare la propria arte, decidere se pubblicarla o meno, distribuire delle copie, concedere l’uso della stessa o ridistribuire gli utili ai diversi creatori.
Fantastico, no?
Leggi anche: https://www.bloombergquint.com/opinion/non-fungible-tokens-and-copyright-law-a-nifty-dilemma
Tuttavia esiste anche il rovescio della medaglia, alcuni artisti cominciano a segnalare che le proprie opere sono state tokenizzate e vendute, a loro insaputa, come NFT. Le piattaforme si stanno attivando per perseguire ed eliminare i contenuti.
Come creare un NFT
Creare un oggetto digitale, come una GIF animata o un disegno vettoriale (ad esempio, un disegno con Adobe Illustrator ma anche un traccia audio con GarageBand) è relativamente semplice e non dobbiamo spiegarlo, vero? Una volta che hai il tuo oggetto digitale (chiamiamo arte, dai) puoi creare il tuo NFT e proteggere o vendere la tua creazione. Ogni oggetto digitale può essere utilizzato per creare un NFT.
Creare un NFT è molto semplice se si usa una delle piattaforme disponibili, vale a dire gli stessi marketplace che permettono poi l’exchange dei relativi NFT.
OpenSea, Rarible e Mintable integrano tutti funzionalità per la creazione di NFT in modo semplice e molto intuitivo, anche se non si ha alcuna base tecnica o conoscenza della blockchain.
L’unico requisito è la necessità di possedere già degli Ethereum, vale a dire un wallet di coin ETH per “pagare” la fee di creazione, in gergo il cosiddetto gas di transazione.
Per una descrizione molto semplice del processo proponiamo il simpatico video di Zanetti tratto dal suo canale YouTube:
Quanto costa creare NFT
Creare un NFT comporta alcuni costi che derivano dalle operazioni di validazione sulla blockchain. Alcune piattaforme non applicano commissioni, altre invece applicano una commissione variabile nota come “gas”.
Il gas Ethereum è semplicemente la quantità di calcolo necessario ad effettuare una certa operazione sulla blockchain Ethereum. Poiché ogni cosa si paga, anche (e soprattutto) nella blockchain, i nodi che effettuano questi calcoli vanno remunerati. Quindi il gas è la quantità di crypto valuta richiesta per svolgere una determinata funzione sulla blockchain.
Il costo del gas varia a seconda della congestione della rete. Maggiore è il numero di persone che effettuano transazioni di valore sulla rete in un dato momento, maggiore è il prezzo delle tariffe del gas e viceversa.
Come vendere un NFT
Ether e altri token ERC-20 sono le criptovalute più comuni per cui puoi vendere i tuoi NFT, tuttavia, alcune piattaforme supportano solo il token nativo della blockchain su cui sono state costruite. VIV3 , ad esempio, è un mercato blockchain Flow e accetta solo token FLOW.
Per vendere i tuoi NFT su un mercato devi operare su uno degli exchange che trattano NFT.
Per esempio, per vendere il tuo asset su OpenSea dovrai individuarlo nella tua collezione, fare clic su quello che vuoi vendere e cliccare sul pulsante “Vendi”. Facendo così si accede a una pagina dei prezzi in cui è possibile definire le condizioni di vendita, incluso se eseguire un’asta o vendere a un prezzo fisso.
Facendo clic sul pulsante “modifica” accanto all’immagine della collezione su OpenSea, firmando il messaggio utilizzando il tuo portafoglio e scorrendo verso il basso, hai la possibilità di programmare le royalty e selezionare quale token ERC-20 desideri ricevere per la vendita del NFT.
Le royalty consentono ai creatori di NFT di guadagnare una commissione ogni volta che la risorsa viene venduta a una nuova persona.
Ed è qui la parte importante per gli artisti. Questo processo ha il potenziale per creare flussi di reddito passivi per tutta la vita per artisti e altri creatori di contenuti automaticamente grazie agli smart contract che controllano la compravendita degli NFT e che sono, per loro natura, immutabili.
Piattaforme per gli NFT
Le piattaforme software del marketplace NFT consentono di inviare e ricevere criptovalute esistenti per depositi e prelievi per scambiarle tramite NFT.
Allo stesso tempo sulle piattaforme NFT puoi emettere e gestire nuovi NFT per digitalizzare le risorse attraverso il conio e scambiarle con criptovalute e fiat (valute reali).
Le principali funzionalità delle piattaforme NFT sono:
- Scambiare NFT.
- Creare NFT.
- Depositare e scambiare NFT con denaro reale.
- Eseguire la verifica del cliente (KYC) se desideri eseguire attività crittografiche più centralizzate.
- Eseguire ordini di acquisto e vendita di NFT.
- Monitorare i prezzi e l’attività di mercato degli NFT dei tuoi asset e di tutti gli asset presenti sul mercato.
Le principali piattaforme sulle quali oggi è possibile operare, creare, comprare e scambiare NFT sono OpenSea, Rarible e Mintable.
OpenSea afferma di essere il più grande nel mercato NFT e ospita qualsiasi cosa, dall’arte alla realtà virtuale, sport e figurine. Il sito ha oltre 200 categorie e 4 milioni di articoli.
Le persone che cercano di acquistare articoli NFT popolari come CryptoPunks, CryptoKitties o immobili virtuali possono utilizzare Ether per acquistare oggetti da OpenSea.
DappRadar, un sito che traccia e analizza le applicazioni decentralizzate, chiama OpenSea “eBay sulla blockchain”.
Conclusioni
Con questo articolo non vogliamo spingere nessuno a fare trading sugli NFT. L’idea entusiasmante consiste nell’arrivo di tecnologie dirompenti che sembrano finalmente indicare una strada alla protezione del copyright digitale.
Le leggi sul copyright sono state pensate in un’altra era. Si riferiscono a un’epoca in cui i libri si leggevano solo cartacei, i film si vedevano al cinema, i concerti allo stadio e le foto si facevano con i rullini analogici.
È evidente ormai da anni che i cambiamenti tecnologici stanno dando luogo a spazi incontrollati dove tutto è accessibile e il valore degli asset si è completamente dematerializzato.
Il mondo del software si è adeguato producendo un ecosistema virtuoso intorno all’Open Source ma non è pensabile che un artista possa ragionare nello stesso modo.
Il mondo degli NFT sembra fornire una prima risposta tecnologica sensata alla protezione del diritto d’autore. Ed ancora una volta, la soluzione arriva dal mercato e non dagli organi regolatori. La strada è ancora in salita e sicuramente non è pensabile lasciare in mano a marketplace privati la regolamentazione del mercato, tuttavia sembra che il percorso sia iniziato.